Bimbi asmatici o più semplicemente broncoreattivi? Facciamo chiarezza!
Cari mamma e papà, se siete giunti su questa pagina è perché forse il pediatra ha detto che il vostro bambino è un “broncoreattivo”… magari avrà parlato di asma, bronchite asmatica oppure di asma allergico… o ancora per dirla all’inglese potrebbe aver usato il termine di “wheezing” del bambino.
Di che parliamo?
L’asma è una malattia dei bronchi. Ricordiamo, per i meno esperti, che i bronchi sono quei “tubi” che tutti noi abbiamo nel torace che servono a portare aria ai polmoni. Alcuni bambini, detti bambini broncoreattivi, hanno bronchi un po’ particolari che presentano una strana e spiccata tendenza a stringersi, cosi che di tanto in tanto diventano sottili tubicini che lasciano passare meno aria. Noi pediatri amiamo chiamare questo fenomeno broncoreattività e il restringimento dei bronchi che si verifica viene detto broncospasmo. Questa reazione eccessiva di contrazione può avvenire in seguito a svariati stimoli tra cui: infezioni virali, allergeni, fumo, inquinanti, irritanti, aria fredda e secca, sforzo fisico, risata intensa, pianto intenso.
Ma perché tutto ciò? Tali fenomeni sono dovuti ad una risposta immunitaria “anomala” che si sviluppa nei bronchi, come se il sistema immunitario cercasse di difenderli da sostanze verso le quali non c’è ragione di difesa e verso cui solitamente altre persone non presentano alcuna reazione. E’ ormai certo che alcuni fattori genetici giochino un ruolo determinante in tutto ciò.
Nei bambini esistono 2 tipi principali di asma: ASMA INFETTIVO e ASMA ALLERGICO (quest’ultimo è l’asma vero e proprio).
Non raramente queste due forme di broncoreattività possono coesistere nello stesso bambino. Accade infatti che alcuni bambini broncoreattivi nei primi 5 anni di vita (cioè con episodi ricorrenti di bronchite asmatica infettiva) presentino anche una componente allergica che può essere utile scovare attraverso le famigerate “prove allergiche” e che può essere suggestiva di una possibile evoluzione in asma allergico.
I fattori che possono contrarre i bronchi dei bambini sono tanti. E’ però importante considerare che ogni bambino può essere sensibile solo ad alcune e non a tutte le cose qui elencate:
Quando il bambino NON È IN CORSO DI ATTACCO ASMATICO (fase intercritica) i sintomi più comuni dell’asma sono:
– Tosse secca che non va mai via, con periodi di alti e bassi, e che a volte tende a peggiorare di notte
– Facile “stancabilità”: alcuni bambini asmatici non presentano tosse né fischi ma si tratta di bimbi che “si stancano troppo presto” rispetto ai loro coetanei durante il gioco o che magari tendono ad evitare di fare sforzi fisici; questi bambini sono quelli che più spesso rischiano di passare inosservati.
– Fischi respiratori (detti anche “sibili”) sono dovuti all’aria che passando in bronchi più stretti del normale inizia a fischiare come farebbe il vento passando in un piccolo cunicolo. Tale fischio può essere molto forte (udibile ad orecchio nudo dalla madre) oppure meno forte (udibile solo dal pediatra alla visita). E’ importante ricordare che in alcuni casi il fischio non c’è proprio: infatti non sempre l’asma si manifesta con fischio respiratorio!
Quando un bambino invece è IN CORSO DI ATTACCO ASMATICO (fase di riacutizzazione) si assiste ad un improvviso ed inaspettato peggioramento dei sintomi respiratori con comparsa di:
– Difficoltà a respirare e affanno
– Aumento della tosse che può anche diventare produttiva (specie se l’attacco asmatico è stato scatenato da un infezione)
– Aumento dei fischi respiratori o comparsa di questi se prima non c’erano
– Cianosi
– Riduzione della saturazione di ossigeno misurata al ditino nei casi più gravi
Assolutamente no! O meglio: sotto i 5 anni la maggior parte non lo sono perché in quella fascia di età prevale l’asma infettivo; sopra i 5 anni di vita tendono a prevalere bambini con asma allergico.
Per allergia si intende il fenomeno per cui una persona reagisce in modo inappropriato e con danno per l’organismo in seguito all’incontro di sostanze che normalmente non dovrebbero provocare reazioni.
Esistono vari tipi di allergie. Queste reazioni inappropriate del sistema immunitario possono infatti verificarsi a livello di diversi organi:
– nella pelle (ad es: orticaria, dermatite atopica… etc)
– nell’intestino (allergie alimentari, diarrea, vomito, colite… etc)
– nelle vie respiratorie (asma, laringosapsmo…)
– a livello sistemico, cioè di tutti gli organi (shock anafilattico)
Le sostanze capaci di provocare allergie vengono dette allergeni.
Gli allergeni che più spesso contribuiscono all’asma sono quelli inalatori (cioè che entrano nel corpo col respiro, detti anche aeroallergeni): acari della polvere, muffe, detriti e particelle di scarafaggi, animali domestici (cani, gatti o altri animali con pelo), pollini di alberi, piante, erbe selvatiche.
Ci tengo a dire a tutte le mamme che gli allergeni alimentari (cioè quelli che entrano nel corpo col cibo come uova, latte, grano, pesce, pomodoro, arachidi e tantissimi altri) molto raramente provocano SOLO asma. Se un alimento riesce a scatenare l’asma in un bambino sicuramente saranno presenti anche altri problemi allergici associati (ad es: dermatite atopica o allergia intestinale). Quindi se il vostro bambino ha solo ed esclusivamente un problema di asma non vi “fissate” a cercare la causa solo in fantomatici alimenti incriminati perché rischiate di finire fuoristrada e togliere inutilmente alimenti preziosi per la crescita ai vostri bimbi. Evitare le diagnosi di allergia “fai da te” e seguire i consigli di un pediatra esperto potrà sicuramente aiutarvi.
Di fronte ad un bambino asmatico è sempre importante capire se si tratta di un bambino che è anche allergico. Infatti se c’è:
asma con allergia la probabilità che l’asma tenda a perdurare fino all’età adulta aumenta
asma senza allergia è possibile che l’asma sia solo di natura infettiva e tenda a scomparire verso i 5 anni di età
Capire ciò è importante per decidere come impostare la terapia anti-asmatica (vedi dopo).
Nel video che segue il dottor Troiano, autore di questo articolo, spiega in pochi minuti come distinguere il distress respiratorio dal semplice raffreddore:
Innanzitutto bisogna dire che la pratica di quelle che sono impropriamente chiamate “prove allergiche” dalla maggior parte delle persone, non è l’unico modo per stabilire il rischio allergico di un bambino con asma.
Un bambino asmatico ha un elevato rischio che si tratti di asma allergico qualora presenti:
– almeno un familiare di I° grado allergico (genitore, fratello o sorella)
– storia di dermatite atopica
– positività delle prove allergiche per allergeni inalatori
Pertanto risulta sempre utile in bambini asmatici che presentino fattori di rischio per allergia discutere col proprio pediatra se è indicato praticare o meno le “prove allergiche” tenendo presente che per gli allergeni inalatori la positivizzazione di queste (detta anche sensibilizzazione!) avviene spesso solo dopo i 4-5 anni di età.
Esistono diverse tipologie di “prove allergiche”. Abbiamo infatti:
Per l’asma bronchiale esistono 2 tipologie principali di terapia:
TERAPIE AL BISOGNO cioè da somministrare solo in caso di aumento dei sintomi o in caso di attacco asmatico, sotto la guida del proprio pediatra.
Vengono utilizzati broncodilatatori a breve durata d’azione quali Ventolin® o Broncovaleas® che possono essere somministrati in aerosol o meglio ancora mediante spray con apposito distanziatore per i più piccini che ancora non sanno coordinare bene l’inalazione del farmaco.
E’ la famosa “compressina” di Bentelan® tanto amata da molti genitori?
Come molti di voi sanno il Bentelan® è cortisone… usare il cortisone per bocca in molti casi provocherà un netto miglioramento dei sintomi asmatici eliminando in maniera più o meno completa i sibili, placando la tosse stizzosa e migliorando la respirazione del piccolo. E’ però auspicabile che non tutte le volte che un bimbo ha sintomi asmatici si corra subito ai ripari col cortisone per os! Nonostante quest’ultimo sia infatti molto efficace nel ridurre i sintomi, esso non è privo di importanti effetti dannosi per l’organismo, soprattutto se assunto in maniera protratta e/o ricorrente. Pertanto il nostro suggerimento è quello di utilizzare il cortisone per bocca nell’asma solo se davvero necessario e solo sotto la guida del proprio pediatra, evitandone l’auto-prescrizione che molte volte non è tanto utile ad apportare un significativo beneficio al bambino quanto lo è piuttosto per sedare l’ansia del genitore! Ruolo importante del pediatra deve essere dunque quello di aiutare il genitore ad uscire dal vortice dell’automedicazione in cui spesso si cade quando si ha un figlio asmatico e che spesso porta a pericolosi abusi di cortisone! Insomma cerchiamo di usare il cortisone per bocca solo su indicazione del pediatra che, dopo aver visitato il piccolo, volta per volta saprà rendersi conto se è il caso di “sparare cannonate” con cortisonici oppure se è possibile gestire i sintomi d’asma nel modo più sicuro ed appropriato, ovvero utilizzando broncodilatatori per via inalatoria!
TERAPIE DI FONDO cioè da somministrare sempre, giorno per giorno, anche quando il bambino non ha fischi, tosse o altri sintomi d’asma. Non tutti i bambini hanno bisogno di terapie di fondo ed in molti i casi è possibile gestire l’asma esclusivamente con terapie al bisogno (soprattutto quando si tratta di asma infettivo e non di asma allergico!).
In casi selezionati e dopo accurata valutazione pediatrica eventualmente integrata con test spirometrici e allergologici può essere utile valutare l’introduzione in terapia di farmaci quali:
o cortisonici inalatori (che molti di voi conosceranno coi nomi commerciali di Fluspiral®, Flixotide®, Pulmaxan® e vari altri); il pediatra che ha in cura il piccolo saprà modulare il dosaggio di tali farmaci che può variare da basse a medie o alte dosi in base al quadro clinico
o cortisonici inalatori associati a broncodilatatori a lunga durata d’azione (un esempio diffuso in commercio e sicuramente familiare a molti di voi è il Seretide®)
o antileucotrieni (parliamo di principi attivi quali Montelukast e Zafirlukast noti a molti di voi genitori coi nomi commerciali di Montegen®, Singulair®, Lukasm® o Zafirst®); questi ultimi hanno mostrato particolare efficacia soprattutto in bambini affetti da asma da sforzo: parliamo dunque di bambini che appena fanno uno sforzo fisico, magari giocando, ma a volte anche semplicemente ridendo o piangendo, vengono bruscamente interrotti dall’insorgenza di fastidiosi sintomi come affanno, sibili… o a volte anche solo tosse stizzosa!
Infine per i casi di asma più severi e difficili da gestire esistono ulteriori “armi” farmacologiche che però è opportuno vengano prescritte in centri specializzati per la cura dell’asma con esperienza in merito ed in casi altamente selezionati. Esempi in questo senso sono i teofillinici o ancora gli anticorpi monoclonali anti-IgE (omalizumab, diffuso in commercio col nome di Xolair®).
L’asma è una malattia dei bronchi. Ricordiamo, per i meno esperti, che i bronchi sono quei “tubi” che tutti noi abbiamo nel torace che servono a portare aria ai polmoni. Alcuni bambini, detti bambini broncoreattivi, hanno bronchi un po’ particolari che presentano una strana e spiccata tendenza a stringersi, cosi che di tanto in tanto diventano sottili tubicini che lasciano passare meno aria. Noi pediatri amiamo chiamare questo fenomeno broncoreattività e il restringimento dei bronchi che si verifica viene detto broncospasmo. Questa reazione eccessiva di contrazione può avvenire in seguito a svariati stimoli tra cui: infezioni virali, allergeni, fumo, inquinanti, irritanti, aria fredda e secca, sforzo fisico, risata intensa, pianto intenso.
Ma perché tutto ciò? Tali fenomeni sono dovuti ad una risposta immunitaria “anomala” che si sviluppa nei bronchi, come se il sistema immunitario cercasse di difenderli da sostanze verso le quali non c’è ragione di difesa e verso cui solitamente altre persone non presentano alcuna reazione. E’ ormai certo che alcuni fattori genetici giochino un ruolo determinante in tutto ciò.
Nei bambini esistono 2 tipi principali di asma: ASMA INFETTIVO e ASMA ALLERGICO (quest’ultimo è l’asma vero e proprio).
Non raramente queste due forme di broncoreattività possono coesistere nello stesso bambino. Accade infatti che alcuni bambini broncoreattivi nei primi 5 anni di vita (cioè con episodi ricorrenti di bronchite asmatica infettiva) presentino anche una componente allergica che può essere utile scovare attraverso le famigerate “prove allergiche” e che può essere suggestiva di una possibile evoluzione in asma allergico.
I fattori che possono contrarre i bronchi dei bambini sono tanti. E’ però importante considerare che ogni bambino può essere sensibile solo ad alcune e non a tutte le cose qui elencate:
Quando il bambino NON È IN CORSO DI ATTACCO ASMATICO (fase intercritica) i sintomi più comuni dell’asma sono:
– Tosse secca che non va mai via, con periodi di alti e bassi, e che a volte tende a peggiorare di notte
– Facile “stancabilità”: alcuni bambini asmatici non presentano tosse né fischi ma si tratta di bimbi che “si stancano troppo presto” rispetto ai loro coetanei durante il gioco o che magari tendono ad evitare di fare sforzi fisici; questi bambini sono quelli che più spesso rischiano di passare inosservati.
– Fischi respiratori (detti anche “sibili”) sono dovuti all’aria che passando in bronchi più stretti del normale inizia a fischiare come farebbe il vento passando in un piccolo cunicolo. Tale fischio può essere molto forte (udibile ad orecchio nudo dalla madre) oppure meno forte (udibile solo dal pediatra alla visita). E’ importante ricordare che in alcuni casi il fischio non c’è proprio: infatti non sempre l’asma si manifesta con fischio respiratorio!
Quando un bambino invece è IN CORSO DI ATTACCO ASMATICO (fase di riacutizzazione) si assiste ad un improvviso ed inaspettato peggioramento dei sintomi respiratori con comparsa di:
– Difficoltà a respirare e affanno
– Aumento della tosse che può anche diventare produttiva (specie se l’attacco asmatico è stato scatenato da un infezione)
– Aumento dei fischi respiratori o comparsa di questi se prima non c’erano
– Cianosi
– Riduzione della saturazione di ossigeno misurata al ditino nei casi più gravi
Assolutamente no! O meglio: sotto i 5 anni la maggior parte non lo sono perché in quella fascia di età prevale l’asma infettivo; sopra i 5 anni di vita tendono a prevalere bambini con asma allergico.
Per allergia si intende il fenomeno per cui una persona reagisce in modo inappropriato e con danno per l’organismo in seguito all’incontro di sostanze che normalmente non dovrebbero provocare reazioni.
Esistono vari tipi di allergie. Queste reazioni inappropriate del sistema immunitario possono infatti verificarsi a livello di diversi organi:
– nella pelle (ad es: orticaria, dermatite atopica… etc)
– nell’intestino (allergie alimentari, diarrea, vomito, colite… etc)
– nelle vie respiratorie (asma, laringosapsmo…)
– a livello sistemico, cioè di tutti gli organi (shock anafilattico)
Le sostanze capaci di provocare allergie vengono dette allergeni.
Gli allergeni che più spesso contribuiscono all’asma sono quelli inalatori (cioè che entrano nel corpo col respiro, detti anche aeroallergeni): acari della polvere, muffe, detriti e particelle di scarafaggi, animali domestici (cani, gatti o altri animali con pelo), pollini di alberi, piante, erbe selvatiche.
Ci tengo a dire a tutte le mamme che gli allergeni alimentari (cioè quelli che entrano nel corpo col cibo come uova, latte, grano, pesce, pomodoro, arachidi e tantissimi altri) molto raramente provocano SOLO asma. Se un alimento riesce a scatenare l’asma in un bambino sicuramente saranno presenti anche altri problemi allergici associati (ad es: dermatite atopica o allergia intestinale). Quindi se il vostro bambino ha solo ed esclusivamente un problema di asma non vi “fissate” a cercare la causa solo in fantomatici alimenti incriminati perché rischiate di finire fuoristrada e togliere inutilmente alimenti preziosi per la crescita ai vostri bimbi. Evitare le diagnosi di allergia “fai da te” e seguire i consigli di un pediatra esperto potrà sicuramente aiutarvi.
Di fronte ad un bambino asmatico è sempre importante capire se si tratta di un bambino che è anche allergico. Infatti se c’è:
asma con allergia la probabilità che l’asma tenda a perdurare fino all’età adulta aumenta
asma senza allergia è possibile che l’asma sia solo di natura infettiva e tenda a scomparire verso i 5 anni di età
Capire ciò è importante per decidere come impostare la terapia anti-asmatica (vedi dopo).
Innanzitutto bisogna dire che la pratica di quelle che sono impropriamente chiamate “prove allergiche” dalla maggior parte delle persone, non è l’unico modo per stabilire il rischio allergico di un bambino con asma.
Un bambino asmatico ha un elevato rischio che si tratti di asma allergico qualora presenti:
– almeno un familiare di I° grado allergico (genitore, fratello o sorella)
– storia di dermatite atopica
– positività delle prove allergiche per allergeni inalatori
Pertanto risulta sempre utile in bambini asmatici che presentino fattori di rischio per allergia discutere col proprio pediatra se è indicato praticare o meno le “prove allergiche” tenendo presente che per gli allergeni inalatori la positivizzazione di queste (detta anche sensibilizzazione!) avviene spesso solo dopo i 4-5 anni di età.
Esistono diverse tipologie di “prove allergiche”. Abbiamo infatti:
Per l’asma bronchiale esistono 2 tipologie principali di terapia:
TERAPIE AL BISOGNO cioè da somministrare solo in caso di aumento dei sintomi o in caso di attacco asmatico, sotto la guida del proprio pediatra.
Vengono utilizzati broncodilatatori a breve durata d’azione quali Ventolin® o Broncovaleas® che possono essere somministrati in aerosol o meglio ancora mediante spray con apposito distanziatore per i più piccini che ancora non sanno coordinare bene l’inalazione del farmaco.
E’ la famosa “compressina” di Bentelan® tanto amata da molti genitori?
Come molti di voi sanno il Bentelan® è cortisone… usare il cortisone per bocca in molti casi provocherà un netto miglioramento dei sintomi asmatici eliminando in maniera più o meno completa i sibili, placando la tosse stizzosa e migliorando la respirazione del piccolo. E’ però auspicabile che non tutte le volte che un bimbo ha sintomi asmatici si corra subito ai ripari col cortisone per os! Nonostante quest’ultimo sia infatti molto efficace nel ridurre i sintomi, esso non è privo di importanti effetti dannosi per l’organismo, soprattutto se assunto in maniera protratta e/o ricorrente. Pertanto il nostro suggerimento è quello di utilizzare il cortisone per bocca nell’asma solo se davvero necessario e solo sotto la guida del proprio pediatra, evitandone l’auto-prescrizione che molte volte non è tanto utile ad apportare un significativo beneficio al bambino quanto lo è piuttosto per sedare l’ansia del genitore! Ruolo importante del pediatra deve essere dunque quello di aiutare il genitore ad uscire dal vortice dell’automedicazione in cui spesso si cade quando si ha un figlio asmatico e che spesso porta a pericolosi abusi di cortisone! Insomma cerchiamo di usare il cortisone per bocca solo su indicazione del pediatra che, dopo aver visitato il piccolo, volta per volta saprà rendersi conto se è il caso di “sparare cannonate” con cortisonici oppure se è possibile gestire i sintomi d’asma nel modo più sicuro ed appropriato, ovvero utilizzando broncodilatatori per via inalatoria!
TERAPIE DI FONDO cioè da somministrare sempre, giorno per giorno, anche quando il bambino non ha fischi, tosse o altri sintomi d’asma. Non tutti i bambini hanno bisogno di terapie di fondo ed in molti i casi è possibile gestire l’asma esclusivamente con terapie al bisogno (soprattutto quando si tratta di asma infettivo e non di asma allergico!).
In casi selezionati e dopo accurata valutazione pediatrica eventualmente integrata con test spirometrici e allergologici può essere utile valutare l’introduzione in terapia di farmaci quali:
o cortisonici inalatori (che molti di voi conosceranno coi nomi commerciali di Fluspiral®, Flixotide®, Pulmaxan® e vari altri); il pediatra che ha in cura il piccolo saprà modulare il dosaggio di tali farmaci che può variare da basse a medie o alte dosi in base al quadro clinico
o cortisonici inalatori associati a broncodilatatori a lunga durata d’azione (un esempio diffuso in commercio e sicuramente familiare a molti di voi è il Seretide®)
o antileucotrieni (parliamo di principi attivi quali Montelukast e Zafirlukast noti a molti di voi genitori coi nomi commerciali di Montegen®, Singulair®, Lukasm® o Zafirst®); questi ultimi hanno mostrato particolare efficacia soprattutto in bambini affetti da asma da sforzo: parliamo dunque di bambini che appena fanno uno sforzo fisico, magari giocando, ma a volte anche semplicemente ridendo o piangendo, vengono bruscamente interrotti dall’insorgenza di fastidiosi sintomi come affanno, sibili… o a volte anche solo tosse stizzosa!
Infine per i casi di asma più severi e difficili da gestire esistono ulteriori “armi” farmacologiche che però è opportuno vengano prescritte in centri specializzati per la cura dell’asma con esperienza in merito ed in casi altamente selezionati. Esempi in questo senso sono i teofillinici o ancora gli anticorpi monoclonali anti-IgE (omalizumab, diffuso in commercio col nome di Xolair®).
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