Come possono contrarla i neonati? Che vuol dire essere non responder al vaccino?
Vaccinazione per epatite B… è davvero necessario farla a un bimbo di tre mesi? Se è vero che si trasmette per via sessuale e per contatto di sangue in seguito a comportamenti a rischio o trasfusioni… come può un lattante di pochi mesi contrarla?
Ebbene si. E’ necessario vaccinare i bimbi sin dai primi mesi per epatite B. Come solo in pochi sanno, la trasmissione del virus B (epatite B) non è solo sessuale nè è solo legata a stili di vita ‘a rischio’ come molti pensano. Il virus B è infatti molto forte e resistente nell’ambiente esterno. E purtroppo i casi di inaspettata trasmissione tramite oggetti contaminati (contagio parenterale inapparente – vedi dopo) ai bambini della famiglia, da parte di adulti inconsapevoli di aver avuto il virus B avendolo contratto magari in modo del tutto asintomatico ed essendone guariti dopo pochi mesi (spesso senza neanche accorgersene!), sono assolutamente possbili.
Ma entriamo nel merito esaminando le più frequenti domande poste da voi genitori…
Al di là del contagio verticale da madre nota per essere B-positiva (per cui sappiamo tutti che è prevista un immunoprofilassi immediata già nel punto nascita, basata su vaccino B ed immunoglobuline già nelle prime 24 ore di vita) come può un lattante la cui madre è B-negativa contrarre il virus una volta rientrato a casa dopo la nascita?
Per dare risposta a questa domanda dobbiamo comprendere due cose fondamentali:
Per approfondire… leggi anche il commento del Prof Burioni sulla tematica bambini ed epatite B
Cosa vuol dire essere NON-RESPONDER al vaccino per epatite B?
Il non responder è un soggetto che a due mesi dal completamento del ciclo vaccinale non ha sviluppato alcun titolo anticorpale protettivo (ovvero un titolo superiore a 10 mUI/ml). Circa il 5% dei soggetti che hanno completato il programma vaccinale non riesce infatti a raggiungere tali livelli.
Per questi soggetti è stata dimostrata l’esistenza di un deficit a livello di una delle componenti del sistema immunitario che partecipano alla risposta al vaccino ed in caso di contatto con il virus, potrebbero sviluppare la malattia: questo significa che c’è il rischio che il vaccino non sia stato efficace. Tale condizione presenta di solito una predisposizione genetica, e può rappresentare un campanello d’allarme per l’esistenza di una condizione di immunodeficit primitiva. Ma, in questi casi, prima di etichettare un soggetto come ‘non responder’ è necessario praticare un nuovo ciclo di 3 dosi e verificare, ad un mese dall’ultima dose, l’avvenuta immunizzazione. Qualora ciò non si verificasse, il soggetto viene considerato ‘non responder’ ed in caso di esposizione al virus dovrà praticare la immunoprofilassi passiva con immunoglobuline.
Mio figlio è ormai un adolescente. Da un controllo risulta che il titolo anticorpale è molto basso: significa che il vaccino ha perso la sua efficacia? E’ necessario il richiamo?
È stato provato che gli anticorpi prodotti da un soggetto in seguito alla vaccinazione per HBV sono duraturi, essendo rintracciabili per circa 15-20 anni. Tuttavia, è stato anche dimostrato che i bambini che a distanza di anni dalla vaccinazione presentano livelli bassi di anticorpi, ne producono in grandi quantità dopo una dose di richiamo. Ciò è dovuto alla presenza delle cellule B della memoria, che vengono prodotte in seguito alle 3 dosi del ciclo primario, e grazie alle quali l’organismo è capace di montare rapidamente una risposta massiva ed efficace alla eventuale esposizione al virus. Tali cellule sono presenti nell’organismo anche prima della dose di richiamo.
Quindi… assenza di anticopri a distanza di anni dal vaccino, appurato che il bimbo abbia risposto una prima volta ad esso, non significa necessariamente assenza di protezione! La protezione può esserci eccome! Grazie alle cellule B memory specifiche!
Perciò, ponendo il caso che il bambino venga in contatto con il virus, dato che la malattia presenta un lungo periodo di incubazione, l’organismo ha tutto il tempo di reclutare e far proliferare le cellule che conservano una memoria del nemico e possono dar luogo ad un attacco fatale contro il virus…in parole povere: il richiamo non è necessario!!! Ed infatti, in questi casi non è raccomandato.
Il vaccino anti-HBV è stato il primo vaccino ricombinante: vale a dire che è stato prodotto mediante tecniche di ingegneria genetica. In pratica, viene ottenuto facendo esprimere ad un lievito un gene codificante la proteina ‘small’ dell’HbsAg, essenziale per la sopravvivenza del virus…Ciò significa che il vaccino non contiene il virus in quanto tale, ma solo alcune sue particelle prodotte in laboratorio!
Quindi riassumendo…
Cos’è l’immunità di gregge? Per chi non ne avesse mai sentito parlare, è un fenomeno fenomeno per cui oltre una data soglia di copertura (che può variare da vaccino a vaccino), anche i soggetti che non rispondono al vaccino o che non possono vaccinarsi risultano ugualmente protetti dall’infezione grazie al fatto che l’infezione non circola nella popolazione
Dott. Andrea Del Mastro – Immunologo Clinico
World Health Organization – Programmes – Hepatitis B: http://www.who.int/csr/disease/hepatitis/whocdscsrlyo20022/en/index1.html
Romanò L, Paladini S, Zanetti AR – Twenty years of universal vaccination against hepatitis B in Italy: achievements and challenges- Journal of Public Health Research 2012; 1:e18
Carsetti R, Tozzi AE – La memoria immunitaria e i richiami vaccinali – Prospettive in Pediatria Aprile-Giugno 2013 Vol. 41 N. 170 Pp. 98-103
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