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Nuovo lockdown: impatto psicologico sui bambini

In questi giorni, dato l’aumento vertiginoso del numero di nuovi casi di coronavirus in Italia e nel mondo, si ragiona su quali siano le migliori strategie per il contenimento del contagio e sull’utilità di un nuovo lockdown. Sono giorni in cui non si fa altro che discutere e preoccuparsi dell’impatto di una nuova chiusura sull’economia, sul lavoro, sul turismo ma c’è un aspetto che forse abbiamo sottovalutato (e purtroppo continuiamo a sottovalutare) e cioè l’effetto che il lockdown ha avuto e sta avendo sui bambini e sugli adolescenti.

Gli esperti non fanno che ripetere che il Covid-19 è meno aggressivo sui pazienti pediatrici, che non ci sono grossi rischi di complicanze dell’infezione da coronavirus nei bambini e frasi simili ma c’è qualcuno che davvero sta cercando di comprendere appieno quello che i bambini e gli adolescenti stanno vivendo da un punto di vista emotivo e psicologico e quale impatto sta avendo la pandemia sul loro equilibrio psico-fisico? Stare a casa da scuola, rinunciare al catechismo, non poter frequentare i centri sportivi e per gli adolescenti anche il dover rinunciare ai primi baci, alle uscite con gli amici sta cambiando radicalmente il modo di vivere le relazioni interpersonali dei più piccoli.

Ma c’è qualcosa che noi adulti possiamo fare? Come possiamo aiutare bambini ed adolescenti a superare questo momento così difficile?

Bambini e lockdown: quale correlazione?

La chiusura totale della scorsa primavera, si sa, non ha giovato a nessuno specie per quel che riguarda i risvolti sulla socialità e sulla psiche e forse a soffrirne di più gli effetti nefasti sono stati proprio i bambini che, spesso senza comprenderne neanche il motivo, si sono visti improvvisamente catapultati in una realtà completamente diversa all’interno delle mura domestiche senza più amici, scuola e attività ricreative.

L’impatto psicologico del lockdown di marzo-aprile, che potrebbe ripetersi anche nei mesi a venire, è stato oggetto di studio di vari Istituti di ricerca specializzati in patologie pediatriche, primo fra tutti l’Ospedale Pediatrico Istituto Giannina Gaslini di Genova con il patrocinio dell’Università degli Studi di Genova.

E quindi cosa è emerso da questi studi? quali sono stati e quali potrebbero essere gli effetti del lockdown sui bambini e sugli adolescenti?

All’inizio vissuto quasi come un gioco, con i balconi che si coloravano di mille arcobaleni e mamma e papà sempre a casa, con il passare dei giorni la chiusura di tutte le attività, in primis la scuola e i centri di aggregazione per i più piccoli, ha innescato nei nostri bambini un dilagante malcontento che nei casi più gravi si è palesato come un vero e proprio disturbo psicologico.

Dai dati esaminati dal gruppo di ricercatori del Gaslini è emerso che nel 61% dei bambini under 6 anni e nel 75% dei bambini e ragazzi tra i 6 e i 18 anni siano insorti veri e propri disturbi comportamentali e sintomi di regressione. Nei bambini più piccoli i sintomi più frequenti sono stati irritabilità, disturbi del sonno e soprattutto ansia di separazione resasi ancora più evidente nel momento in cui, a fine lockdown, mamma e papà sono ritornati a lavoro dopo 2 mesi sempre a casa mentre loro non hanno potuto comunque riprendere le normali attività scolastiche ed extrascolastiche. Nella popolazione pediatrica sotto i 6 anni si sono manifestati anche sintomi come l’enuresi notturna (cioè il fare la pipì a letto) e la paura del buio.

Nei bambini un po’ più grandi ed ancora di più negli adolescenti la mancanza di socialità, il non poter vivere il “gruppo” ha dato l’innesco a una serie di disturbi psicologici e comportamentali come disturbi del sonno, sbalzi d’umore, irritabilità e soprattutto somatizzazione di stati ansiosi.

Ovviamente questi sintomi sono stati molto più importanti in quei bambini che, loro malgrado, si sono trovati a vivere anche le ansie e il malcontento di genitori preoccupati da problemi domestici e lavorativi perché molto spesso siamo proprio noi adulti a condizionare il comportamento dei nostri bambini non rendendoci conto dell’importanza di celare ai più piccoli le nostre frustrazioni, le nostre paure e le nostre insicurezze. In momenti come questo, venendo anche a mancare quasi completamente il ruolo educativo e formativo della scuola, i genitori dovrebbero focalizzare i loro sforzi sull’importanza di trasmettere ai loro figli le informazioni nel modo corretto per fare in modo che anche i bambini possano comprendere quello che sta accadendo senza però fare allarmismi che avrebbero solo l’effetto di acuire il disagio psicologico che i bambini stanno vivendo. D’altro canto, anche cercare di nascondere ai più piccoli quello che sta succedendo ha un effetto negativo sulla loro psiche perché i bambini, non riuscendo a comprendere il motivo alla base del cambiamento radicale che hanno avuto le loro vite, si creano una sorta di realtà parallela fatta di pensieri e fantasie paurose che non fanno altro che aumentare le loro ansie e le loro insicurezze. Quindi, ora più che mai, il ruolo dei genitori è cruciale per il benessere psicologico dei bambini!

L’estate con il suo pseudo ritorno alla normalità ha fatto riassaporare ai nostri bambini e ancora di più ai nostri adolescenti la gioia di una passeggiata, l’euforia di un gioco all’aria aperta o l’emozione di un abbraccio pertanto su di loro, ancora di più che su noi adulti (che possiamo comprendere di più l’importanza del distanziamento sociale), un nuovo lockdown sarebbe davvero deleterio. In vista però dell’ormai inevitabile inasprimento delle misure di contenimento del contagio, i genitori dovrebbero promuovere un nuovo modo di vivere la socialità e i rapporti interpersonali dei più piccoli incentivandoli, sempre nella giusta misura e con la loro supervisione, all’utilizzo della tecnologia e dei social network con videochiamate e videochat di gruppo al fine di preservare i rapporti con i loro pari. In questa fase infatti solo la tecnologia può tentare di colmare quel vuoto enorme creato dalla distanza e dalla mancanza di contatto con amici e familiari e può preservare (e perché no rafforzare) i rapporti sociali riducendo, anche se solo in parte, quel senso di solitudine e di isolamento sociale che tutti stiamo vivendo ormai da mesi.

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